Il discorso del sindaco Francesco Ferrari in occasione dell'ottantesimo anniversario della Battaglia di Piombino 

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Data:

10 Settembre 23

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Prima di tutto un ringraziamento a tutti i presenti alla cerimonia di oggi, alle autorità civili e militari, ai rappresentanti delle Forze dell’Ordine, alle associazioni d’arma, dei partigiani, dei reduci e dei combattenti e al Generale di Corpo d’Armata Domenico Rossi che oggi ci onora della sua presenza per celebrare con noi l’ottantesimo anniversario della Battaglia di Piombino.

Per questa importante celebrazione abbiamo voluto organizzare un calendario di iniziative con l’obiettivo di tenere viva la memoria degli avvenimenti, dei caduti, dei valori che questa ricorrenza porta con sé. Valori che, non mi stancherò mai di ripeterlo, non devono ridursi a una mera festa comandata. Devono rimanere vivi e vitali nelle menti di ognuno di noi. Devono continuare a guidare le nostre azioni di amministratori, come nel mio caso, ma soprattutto di cittadini e membri della comunità. Di tutti i messaggi che la Battaglia di Piombino porta con sé l’unità, il senso di comunità, è quello che più mi è caro. I piombinesi di ogni estrazione, di ogni orientamento politico e religioso, si sono uniti per combattere un nemico che stava cancellando ogni traccia di libertà. In quei momenti bui di violenza e privazione, i nostri padri si sono uniti con coraggio e abnegazione per combattere una delle piaghe più sanguinose mai viste in Europa: il nazifascismo. Hanno posto la libertà in cima alla scala dei valori e ci hanno consegnato un patrimonio inestimabile che noi, ogni giorno, dobbiamo continuare a difendere: la democrazia. La nostra speranza e il nostro impegno devono sempre essere rivolti a far sì che una tale privazione dei diritti non veda mai più la luce nel nostro Paese e che la democrazia conquistata da quegli uomini e quelle donne con sangue e sudore sia sempre l’unico faro, l’unica guida. Una donna straordinaria che durante la Resistenza combatteva con le Brigate Osoppo ha detto: “Il tempo ci ha ribattezzati Partigiani, ma noi eravamo Patrioti, io lo sono sempre stata e lo sono ancora”.
Sono le parole di Paola Del Din, la prima donna italiana a paracadutarsi in tempo di guerra, impresa che le è valsa la Medaglia d’oro al Valor militare.
È da qui che dobbiamo ripartire, dall’amore per la nostra terra. Lo stesso amore che ha fatto superare ogni differenza per un bene superiore: la difesa del loro Paese, del nostro Paese, da un nemico feroce che rischiava di distruggere ogni cosa. Grazie al loro sacrificio, che noi oggi celebriamo, la libertà e la democrazia sono un patrimonio per tutti. E questa non solo è la conquista più grande che la nostra Nazione possa vantare ma è anche l’unico, vero antidoto a qualsiasi deriva autoritaria. Il nostro compito è nutrire questa democrazia, tenere viva la memoria e continuare a perpetrare questi valori che sono di tutti. L’unico modo per rendere questo possibile è farlo insieme.
La storia ci insegna che ogni cambiamento, ogni evoluzione, nasce da un gruppo di individui coraggiosi e lungimiranti che, uniti da valori rivoluzionari, costruiscono nuovi modelli di cosa fare e come farlo. Sono convinto che questo sia il più alto esempio di libertà che possa esistere per una comunità. Ma è possibile solo uniti. L’unità è è ciò che separa il solo sopravvivere dal fare epoca e questo i nostri antenati lo sapevano bene. Un uomo solo non può costruire quello che loro, insieme, ci hanno consegnato. E noi, oggi, dobbiamo essere sentinelle a difesa dei preziosi doni che ci hanno tramandato: la democrazia, appunto, e la libertà.
Papa Giovanni Paolo II disse che “la libertà non consiste nel fare ciò che ci piace ma nell’avere il diritto di fare ciò che dobbiamo”. Chi ha combattuto la Battaglia di Piombino ha rivendicato a gran voce il diritto alla propria libertà e a quella di un’intera città liberandosi dalle catene del nazifascismo consapevoli che era un loro dovere di cittadini contribuire al futuro della propria terra. A questo mi appello per il futuro di Piombino. Alla nostra consapevolezza di cittadini di quello che dobbiamo fare, della rivoluzione alla quale dobbiamo continuare a contribuire per risollevare le sorti della nostra città, della responsabilità che abbiamo nei confronti della storia ma, soprattutto, del futuro. Il percorso l’abbiamo avviato e l’abbiamo fatto insieme. Continuiamo su questa strada, ispiriamoci ai nostri predecessori e facciamo sì che il loro sacrificio non sia mai vano.
Parafrasando: “la libertà non consiste nel fare ciò che ci piace ma nell’avere il diritto di fare ciò che è giusto e farlo insieme”.